Cara Alice,
Come ben sai, da tempo volevo visitare le Filippine. Questo desiderio è nato un giorno in ufficio, quando mi sono imbattuta in un articolo dal titolo “10 ragioni per cui devi visitare le Filippine ora”, o qualcosa del genere. Le ragioni che mi avevano colpito di più riguardavano i paesaggi mozzafiato e il calore della gente. Effettivamente questo è quello che ha colpito di più anche me, una volta là.
Un’altra cosa che mi ha sorpresa è lo slogan che il Paese usa in tutte le sue promozioni turistiche, specialmente nei social media: “It’s more fun in the Philippines”. Letteralmente significa “Tutto è più divertente nelle Filippine”, ma io lo tradurrei con “Ci si emoziona di più nelle Filippine”: il ventaglio di emozioni che ho provato nelle mie due settimane nel Paese dalle migliaia di isole è stato davvero incredibile e non lo dimenticherò mai.
Manila
Il nostro viaggio inizia nella capitale delle Filippine, quella che viene anche presentata come una della metropoli asiatiche più sottovalutate. Io personalmente ho amato Manila: le 24 ore che le abbiamo dedicato sono state perfette.
Tutto è iniziato sulla terrazza del City Garden Grand Hotel, con un bagno nella Jacuzzi riscaldata alle 9 di sera: dopo più di 16 ore di viaggio era esattamente quello di cui avevamo bisogno. Anche la vita notturna di Makati, il quartiere più modaiolo della città, non ci ha delusi: abbiamo cenato in un mercato di street food lungo Makati Avenue, dove abbiamo avuto il primo, delizioso, incontro con il cibo filippino, e bevuto un drink nel rooftop bar di I’M Hotel, con una spaziale vista della città a 360°.
La mattina seguente ci siamo goduti la piscina al 32esimo piano del nostro hotel (un must nelle metropoli asiatiche) e poi ci siamo diretti verso il centro città. Causa traffico congestionato il viaggio è durato più di un’ora, ma questo ci ha permesso di attraversare diversi quartieri e di sbirciare nelle stradine e nelle vite degli abitanti di Manila.
Per la pausa pranzo ci siamo concessi dei meravigliosi ravioli a China Town da Dong Bei Dumplings, fatti a mano proprio davanti a noi.
Il pomeriggio lo abbiamo invece dedicato al centro storico di Manila: Intramuros. Questo quartiere è davvero speciale: trovi cattedrali, chiese e musei che ti riportano all’istante in Spagna (bellissimo il portone della chiesa di San Agustin) e, appena girato l’angolo, compaiono addobbi da festa di paese, bambini filippini che ti chiedono come ti chiami e singolari saloni di estetiste dove puoi farti fare mani e piedi per 2 euro (piacevolissime chiacchierate comprese). A seguire passeggiata per il parco cittadino Rizal Park, con musica in filodiffusione e un’atmosfera super rilassata, prima di godersi il tramonto sul lungomare di Manila Baywalk, insieme a centinaia di filippini e ben pochi turisti.
Il bello di Manila è che mi ha lasciato la piacevole sensazione di aver molto altro da offrire, e quindi quella curiosità e interesse nello scoprirla un pochino di più in un’eventuale prossima visita.










Batad
Raggiungere Batad, piccolo paesino incastonato nelle risaie a terrazza della Cordigliera filippina, non è un’impresa semplice: da Manila occorrono 10 ore di autobus notturno fino a Banaue (che tradotto significa una notte in bianco), da Banaue un’ora sul tetto di una jeep (consigliatissimo!), per poi proseguire lungo un ripido sentiero per una ventina di minuti (tutto questo con zaino sulle spalle e trenta gradi celsius). Il lato positivo? Pochi turisti e un paesaggio incantevole. La nostra casa per due giorni è stata Batad Transient House, una casetta in legno che si affaccia sull’anfiteatro delle risaie a terrazza di Batad.
Da lì è possibile incamminarsi per le risaie e provare l’emozione di sentirsi davvero fuori dal mondo reale, in un paesaggio fatto solo di verde smeraldo, banani, palme e panorami indimenticabili (specialmente quello che abbiamo ammirato poco prima del tramonto dal Batad View Point, il punto panoramico più alto del paese).
Dalle risaie di Batad abbiamo raggiunto, a fatica, le bellissime cascate Tappiyah: rinfrescarsi in quell’acqua gelida dopo tutte quelle ore di trekking è stato un vero sollievo.
Nonostante il paesaggio meraviglioso, quello che più mi ha emozionata di Batad sono stati i suoi bambini: pura dolcezza. Vivono una vita semplicissima, a stretto contatto con una natura straordinaria che li costringe a vivere lontano da tutto, o almeno da quello che noi consideriamo “tutto”. Loro sembrano contenti così e questa contentezza esplode quando incrociano gli ancora pochi turisti della zona, creature affascinanti ed esotiche ai loro occhi. In realtà vogliono solo dirti “hello” quando arrivi, “bye bye” quando ti allontani e “there” quando vogliono darti indicazioni sulla via da prendere perché percepiscono lo smarrimento nei tuoi occhi. I più audaci si spingono a darti il cinque o a giocare con delle piccole biglie, i più timidi ricambiano il sorriso e ti mandano baci soffiando sul palmo della mano. Solo alcuni ti chiedono soldi: probabilmente gli è già stato insegnato che possono avere un ruolo importante in questa vita.
Batad mi ha regalato forti emozioni, specialmente la mattina seguente quando mi sono svegliata al cantare dei galli e dalla finestra della mia semplicissima camera a 5 euro a notte ho aperto gli occhi su uno dei paesaggi più belli che abbia mai visto in vita mia.








Bohol
Dopo la grande metropoli e le risaie a terrazza, non vedevamo l’ora di esplorare un’isola delle Filippine. La scelta è ricaduta su Bohol, isola verdissima racchiusa tra tante altre dell’arcipelago.
Devo essere sincera: avevo aspettative altissime sul mare e le spiagge di Bohol e queste mi hanno delusa. Specialmente Alona Beach, la più famosa: l’ho trovata iper turistica, sporca e oggettivamente brutta a causa dei tantissimi hotel e ristoranti dal dubbio gusto che le hanno costruito intorno, oltre alle innumerevoli barche che affollano il mare. Forse la colpa è anche mia: nella testa avevo il banale pensiero “vado nelle Filippine, il mare deve essere il più bello di sempre”. In realtà Bohol mi ha costretta a rivalutare le mie aspettative e a concentrarmi su altro. E quest’altro è stato davvero bello.
La prima cosa che mi sento di consigliarti, è di girare Bohol in macchina. Tutti consigliano il motorino, ma in realtà le distanze sono lunghe e la macchina ti permette di vedere di più, soprattutto se come noi hai solo qualche giorno a disposizione.
Il secondo consiglio è di goderti Bohol in tutta la sua varietà.
Bohol è infatti tantissime cose insieme: è bersi un Margarita ghiacciato all’Amorita Resort, guardando la tempesta arrivare sulla spiaggia, ma anche sciogliersi dalla tenerezza dei tarsi, minuscoli primati e amatissimi abitanti dell’isola, al Philippine Tarsier Sanctuary di Corella.
Bohol è guidare fino ad Anda, nella punta orientale dell’isola, alla ricerca disperata della spiaggia perfetta e trovarla a fine giornata, al tramonto, quando è tutta per te.
Bohol è palme su palme nel suo bellissimo entroterra, dolci colline che ricordano tavolette di cioccolato (le famose Chocolate Hills), fiumi verdi (bellissimo andare con il kayak sul fiume Loboc), cascate dove puoi giocare a Tarzan (soprattutto alle cascate Ingkumhan) e instancabili canti di gallo.
Bohol è una via piena di club dove ballare la sera (l’unica cosa che ho apprezzato di Alona Beach), ma anche un piccolo vicoletto dove una ragazza filippina canta sola la sua malinconica canzone al karaoke.
Bohol è ricredersi, in positivo, sul cibo filippino (indimenticabile la cena che abbiamo avuto a Casa Amihan ad Anda, a base di ceviche alla filippina, gamberoni sale e pepe, seppie con salsa di mango e, ovviamente, riso all’aglio), innumerevoli caprette con i loro piccoli e locals che ti guardano come se fossi un alieno.
Prima di iniziare a documentarmi sulle Filippine non avevo mai sentito parlare di Bohol. Dopo esserci stata, mi chiedo come sia possibile.















Palawan
Gli ultimi giorni del nostro viaggio nelle Filippine volevamo passarli al mare, possibilmente in un paradiso terrestre, in quelle spiagge incantevoli che trovi su Instagram quando cerchi “Filippine”. Per questo la nostra scelta è ricaduta su Palawan, una delle destinazioni più turistiche delle Filippine. In realtà, la nostra è stata una Palawan poco turistica: a partire dal fatto che abbiamo deciso di girarla da soli in macchina e non con i mini van che trasportano turisti in massa da Puerto Princesa a El Nido. Questo ci ha regalato attimi di pura paura (le strade non sono le più semplici da percorrere), ma anche di pura gioia quando potevamo essere liberi di andare esattamente dove volevamo e scappare dai posti più battuti.
La prima spiaggia a rubarmi il cuore, la mia preferita su tutte, è stata Nagtabon Beach. Questa spiaggia si trova a mezz’oretta da Puerto Princesa ed è bellissima. L’acqua è calda e trasparente, la spiaggia è fatta di sabbia bollente e morbidissima, le palme sono a perdita d’occhio ed è bellissimo guardarle direttamente dall’acqua, dove puoi giocare con divertentissime onde. Anche l’atmosfera è super bella: ci sono dei baretti sgangherati dove puoi mangiare il pesce appena pescato per pochissimi pesos e i turisti sono pochi ma buoni. Consigliatissima.
Da Nagtabon Beach dovevamo raggiungere Port Barton e precisamente Mahilamonen Beach, dove ci aspettava un soggiorno di una notte da Prince John Resort, un complesso di bungalow in paglia direttamente sulla spiaggia. Secondo le recensioni degli ospiti, l’hotel era raggiungibile solamente in barca, ma noi abbiamo deciso di avventurarci in macchina, senza navigatore e senza la più pallida idea di quale fosse la strada giusta da percorrere. Non dimenticherò mai quel tragitto, soli e al buio, in cui ci siamo completamente persi: ho provato paura, sconforto, nervosismo, stanchezza. Quella sera però ho anche realizzato che persone dal cuore d’oro sono i Filippini: un ragazzo comparso nell’oscurità si è offerto di mostrarci la strada con la sua motocicletta. Abbiamo proseguito per la strada dissestata, tra buchi enormi e ruscelli, fino a quando la gomma della sua motocicletta non ha forato. Questo non è bastato a fermarlo: al lato della strada, nel buio più totale, ha visto del fieno e ciò gli è servito per riempire la gomma bucata e proseguire, così da portare noi a destinazione. Indimenticabile.
Arrivati al resort, abbiamo avuto giusto il tempo di cenare, prima che il generatore di corrente elettrica venisse spento. Ci siamo così ritrovati su un letto pendente sulla spiaggia, illuminati solo dalla luce di una candela, della luna e delle stelle. Mi sono addormentata così, cullata da un’intensa emozione di pace e felicità.
Il giorno seguente abbiamo fatto un tour delle isole circostanti e abbiamo incontrato stelle marine, tartarughe marine e tantissimi pesci colorati. La sera invece, sulla spiaggia, ci aspettava una cena di San Valentino, sentitissimo nelle Filippine. Quella sera, mentre cenavamo con i piedi nella sabbia e parlavamo delle nostre vite con gli altri ospiti, ho realizzato quanto è grande la magia del viaggio. Non sapevo esattamente collocarmi su una cartina e non sapevo come saremmo usciti da quel resort con la macchina, ma sapevo esattamente chi ero e che cosa stavo provando: mi sentivo così presente, così piena di vita, così rinata grazie a tutto quel vortice di emozioni indimenticabili che quel viaggio mi stava regalando.
Il nostro tour di Palawan è proseguito con Long Beach a San Vincente, la spiaggia più lunga delle Filippine. La spiaggia non mi ha fatto impazzire a livello di colori e vegetazione, ma non esagero quando dico che eravamo solo io e il mio ragazzo in tutta la spiaggia. Questo è bastato per renderla davvero magica.
Dopo Long Beach, abbiamo fatto pausa pranzo a Taytay, piccolo paesino sul mare dove i turisti sono davvero cosa rara e lo percepisci dagli sguardi che ti rivolgono i suoi abitanti, mentre il tramonto lo abbiamo visto a Las Cabanas Beach, il nostro primo stop a El Nido.
L’arrivo a El Nido per me è stato un grande shock. Per tre giorni eravamo stati in posti isolatissimi, avevamo goduto di paesaggi fatti solo di palme e risaie, avevamo incontrato innumerevoli caprette, bufali d’acqua, galli e pulcini, e improvvisamente siamo stati catapultati in un’altra realtà. Insegne di prossime aperture di McDonalds, rumorosissimi trycicles e una marea di turisti: il mio primo pensiero è stato “voglio scappare da qui”. Dopo il soggiorno al El Nido, si è rafforzata la mia convinzione di voler evitare i posti iperturistici quando viaggio: saranno anche belli, ma ha davvero poco senso. Sono così poco autentici, così rovinati che, a conti fatti, è meglio farsene una ragione e saltarli a piè pari.
Tuttavia, devo ammettere che le spiagge intorno a El Nido sono bellissime: Duli Beach, perfetta anche per gli amanti del surf, e Nacpan Beach, già troppo presa d’assalto dai turisti, ma dall’acqua meravigliosa.
La nostra super macchina ci ha permesso di esplorare anche la zona orientale di Palawan, Sibaltan. Non posso nascondere che il paesino ha davvero poco da offrire e che la spiaggia non è spettacolare, eppure c’era qualcosa di magico lì. Abbiamo mangiato con le gambe a penzoloni su un lunghissimo pontile in legno dove c’erano solo delle noci di cocco ad essiccare e ragazzi filippini che ascoltavano musica. Da una scala di legno siamo poi entrati direttamente in mare, senza nessun’altro: credo che questo, a El Nido, non sia possibile.
Il nostro viaggio nelle Filippine doveva concludersi in bellezza con un island hopping tour a El Nido, alla scoperta delle meraviglie dell’arcipelago Bacuit, la “destinazione da non perdere nelle Filippine”. Noi avevamo prenotato il tour A, che comprende visite alla Big Lagoon, Secret Lagoon e alla spiaggia di Seven Commandos. Io quel giorno l’ho passato in albergo a causa di un’intossicazione alimentare, il mio ragazzo invece ci è andato: non so se l’ha detto per rincuorarmi, ma il suo commento è stato “niente di che”. Secondo me le foto che ha fatto dicono altro, ma è pur vero che fare la fila per dover entrare alla Secret Lagoon non deve essere stato tanto magico.
Ma il nostro viaggio nelle Filippine, in tutta la sua autenticità e intensità, quello sì che è stato magico. E, cosa che non dico spesso dopo un viaggio perché voglio sempre vedere posti nuovi, non vedo davvero l’ora di tornarci.































Grazie veramente bella la descrizione ricca di emozioni e sensazioni che ti toccano il cuore
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Grazie mille 😍
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